giovedì 29 dicembre 2011

Pesto dell'acciugaio innamorato

Eccoci qui, dopo una pausa Natalizia un po'forzata a causa dell'influenza!
Penso che niente accada per caso e proprio questa sera ho sentito una mia amica che non sentivo da tempo.
Tra una chiacchiera e l'altra mi ha chiesto la ricetta di un pesto molto buono e veloce che mi ha insegnato una cara signora tanto tempo fa!
Non sapevo che ricetta proporre per l'ultimo post dell'anno e poi ho pensato che questa sarebbe stata perfetta.
Ho iniziato a domandarmi quali fossero le origini di questo sughetto e allora, come mio solito, ho lasciato scorrere l'immaginazione e i pensieri per non so dove..poi mi è venuto in mente che nella mia libreria c'è un bel libro di Nico Orengo che si chiama "Il salto dell'acciuga", che racconta di viaggi lungo le strade del sale e dell'acciuga. Così mi sono immaginata che tanto tempo fa un signore che lavorava lungo questa strada, che va dal mare alla collina, una sera abbia inventato questo pesto per coccolare la sua fidanzata stanca per il tanto lavoro. Probabilmente non sarà andata in questo modo, ma mi piace pensarla così!

Ecco gli ingredienti per 350 g di pasta:


1 mazzetto di basilico, circa 20 foglie
la punta di un cucchiaino di origano
qualche aghetto di rosmarino, circa10
5 foglie di salvia
1 spicchio di aglio
2 filetti di acciughe sott'olio
olio extravergine di oliva
sale, pepe
4 cucchiai di passata di pomodoro

Unire tutti gli ingredienti, esclusa la passata di pomodoro, in un recipiente con abbondante olio e tritare tutto con un frullatore a immersione. Il pesto è già pronto!
Lasciar riposare in frigorifero per qualche ora, volendo anche per una notte.
Quando si deciderà di usare il pesto estrarlo dal frigorifero e farlo saltare in padella con la salsa di pomodoro per qualche minuto.
Servire la pasta con prezzemolo tritato e una bella spolverata di Parmigiano grattugiato.

mercoledì 21 dicembre 2011

Così tenero da stupire

A volte basta davvero poco per appassionarsi alla cucina. La ricetta che vi propongo, ad esempio, dà talmente tanta soddisfazione e si presenta così bene che si è proprio contenti di poterla rifare ogni volta che viene un nuovo ospite a cena! È un successo assicurato, anche per chi è alle prime armi.
Se volete stupire qualcuno, questo è proprio il dolce giusto.
Il segreto per una buona riuscita è congelare gli stampini contenenti l'impasto per almeno un'ora e mezza. Io, genereralmente, li preparo il giorno prima. Stare un po'al freddo gli fa bene!
Se è la prima volta che provate questa ricetta, vi consiglio di iniziare a sfornare un solo soufflée dopo circa 15 minuti di cottura, capovolgere lo stampino su un piatto da portata e affondare un cucchiaino al centro del dolce. Se i bordi rimangono solidi e inizia a uscire un cuore di cioccolato fuso, allora il dolce è pronto! Se, invece, i bordi si afflosciano molto lasciate i tortini in forno ancora per un paio di minuti.

Foto tratta da www.tartetatin.it
Tortini dal cuore tenero

100 g cioccolato fondente al 70% di cacao
75 g di zucchero
100 g di burro
2 uova intere
30 g di farina bianca
1 pizzico di sale

Fondere a bagnomaria il burro con il cioccolato e lasciar raffreddare il composto una volta fuso.
Sbattere le uova con lo zucchero e il pizzico di sale, incorporare la farina e unire l'impasto al burro e cioccolato.
Imburrare e infarinare 4 stampini di alluminio per muffin.
Versare il composto fino a riempire 2/3 di ogni stampino.
Mettere i pirottini in congelatore per almeno 90 minuti. Volendo potete lasciarli nel freezer anche per qualche giorno.
Cuocere in forno preriscaldato con modalità ventilatà a 190°C per 15-17 minuti.
Sfornare e capovolgere ogni stampino su un piatto e servire cospargendo di zucchero a velo. Servire subito!

sabato 17 dicembre 2011

Le radici sono una cosa bella

Nell' Alto Lazio, in provincia di Viterbo, c'è un paesino a cui sono molto legata, forse perchè parte delle mie radici sono lì..
Quando ne parlo, o ne sento parlare, mi si illuminano gli occhi e sento le farfalle nello stomaco, un po'come quando ci si innamora.
Mi ricordo che quando ero piccola e mio papà decideva che la settimana successiva saremmo partiti, io diventavo strafelice e non stavo più nella pelle e iniziavo subito a fare la valigia!
Partivamo sempre di mattina molto presto, con sveglia alle 4, per evitare il traffico e per non arrivare a Soriano nel Cimino con il buio. Le prime due ore dormivo sempre, tanto la strada fino a Parma mi era familiare e non mi piaceva neanche tanto. In prossimità di Bologna dicevo al mio papà di svegliarmi perchè volevo essere vigile e osservatrice mentre passavamo il tratto appenninico.
Io osservavo qualsiasi cosa e facevo a mio papà un sacco di domande, soprattutto sui gradi di parentela che sono sempre stati troppo complessi da ricordare!
Il viaggio era lungo, circa 5 ore e 30, anche se mio papà ogni volta sembrava quasi volesse superare il suo record personale.
Uscita dell'autostrada Orte, ancora una mezz'oretta e ci siamo quasi!

Finalmente, in lontananza, inizio a intravedere la rocca e tutto il paese che si inerpica intorno a questa. Più ci avviciniamo, più il cuore mi batte forte..e tutte le volte mio papà mi ricorda che il paese in cui è nato viene anche chiamato la Perla dei Cimini.
L'emozione è indescrivibile e tuttora è così, quando vado a Soriano sono sempre contenta.
Fatti i dovuti saluti a chi ci ospita, esco e inizio a girare per i vicoletti.
Profumi inebrianti di finocchietto selvatico, aglio e pepe sopraggiungono da ogni dove. Ascolto le voci che parlano un dialetto un po'strampalato ma per me bello e familiare. Osservo le casette in tufo, materiale predominante nelle costruzioni. Vado a salutare Ferruccio il norcino e Anna Maria del forno, che tutte le volte non mi riconoscono mai subito e poi mi dicono: "Ah, ma tu si'la fiia di Francesco! Ben arrivati!".
Compro un pezzo di pizza bianca (lì la focaccia la chiamano così!) e un pezzetto di porchetta e mentre li assaporo guardo il caos della piazza; poi riprendo su verso la rocca!
La strada è sempre tosta i primi giorni, dato che per arrivare in cima al paese c'è una salita ripidissima, ma è bello fare un po'di fatica. Salgo, un po'correndo e un po'no, arrivo su col fiatone e vedo mia zia che mi aspetta affacciata alla finestra, mio papà deve averla già avvertita del nostro arrivo.
A casa di mia zia c'è una finestra piccola piccola da cui si vedono la faggeta e i colli Cimini, che spettacolo!
La cosa più bella quando si va a Soriano è perdersi tra i vicoli, soprattutto nel mese di ottobre quando il paese è in festa per la Sagra delle Castagne e tutti i rioni sono addobbati per l'occasione.
L'ultima volta che sono andata a Soriano è stato tutto un po'diverso, alcune cose erano cambiate, ma la piacevole sensazione di sapere che una parte di me proviene da lì non me la può togliere nessuno, nemmeno quando affiorano alla mente pensieri tristi e malinconici.

Zuppa di ceci e castagne della Vigilia di Natale 

Ho mangiato questa zuppa squisita in faggeta a Soriano l'ultima volta che ci sono stata. Ho provato a rifarla poco tempo fa e mia sorella mi ha detto che questo piatto ha un equilibrio perfetto tra dolce e salato.
Ha un gusto particolare e devo dire che è piaciuta molto a tutti i commensali!
Ingredienti per 4 persone

200 g castagne secche
200 g di ceci secchi
200 g di pomodorini
1 rametto di rosmarino
2 spicchi di aglio
1 gamba di sedano
olio extravergine d'oliva
peperoncino, pepe, sale

Mettere in ammollo i ceci in acqua fredda per circa 12 ore.
In un tegame, meglio se di coccio, cuocere i ceci per circa un'ora o poco più.
A parte fare un soffritto con aglio e sedano, aggiungere i pomodori a pezzetti, il rosmarino e lasciar cuocere per 10 minuti. Poi togliere l'aglio e il rosmarino.
Quando i ceci sono quasi cotti, aggiungere nella stessa pentola le castagne secche e cuocere per circa 15 minuti. A cottura ultimata prendere due mestoli di ceci e castagne e passarli al passatutto o schiacciarli con una forchetta e lasciare intera la restante parte.
Unire tutti i legumi (sia quelli passati che quelli interi) nella pentola del soffritto, aggiungere un po'di acqua di cottura dei ceci e salare la minestra. Cuocere ancora per 5 minuti ed è pronta!
Servire con olio extravergine crudo, pepe, peperoncino e delle fette di pane casereccio.

mercoledì 14 dicembre 2011

Le cose semplici sono sempre le più buone

Non siamo più a ottobre, ma le zucche sono ancora buone!
Ieri ho aperto l'ultima mantovana dell'orto e visto che avevo poco tempo ho fatto un piatto veloce, la vellutata.

È una ricetta semplice, ma davvero buona e soprattutto molto pratica.
La cosa che richiede più tempo è pulire la zucca, ma in previsione di fare la vellutata, ci si può organizzare pulendola la sera prima e conservandola in un sacchetto del ghiaccio in frigorifero.
Ecco le dosi per 4 persone.

Vellutata di zucca

1kg di zucca mantovana o piacentina 
1 patata grossa
1 cipolla di media grandezza
olio extravergine di oliva (evo)
Parmigiano Reggiano grattugiato
sale, pepe
1 rametto di rosmarino
8 fette di pane casereccio tostato

Tagliare la cipolla a cubetti e farla soffriggere in poco olio assieme al rametto di rosmarino.
Mondare la zucca privandola della buccia e dei semi e tagliarla a fettine sottili, di circa 0,5 cm.
Sbucciare la patata e tagliarla a fettine sottili, come la zucca.
Mettere la verdura nella pentola assieme alla cipolla, aggiungere poca acqua e il sale e lasciar cuocere con il coperchio a fuoco lento per circa 20-25 minuti.
Quando la zucca e la patata saranno cotte spegnere il fuoco, togliere il rametto di rosmarino e ridurre a crema con un frullatore a immersione.
Aggiustare di sale e con dell'acqua calda in base alla densità desiderata.
Servire la crema molto calda con una spolverata di pepe,olio evo, abbondante Parmigiano e le fette di pane.

lunedì 12 dicembre 2011

Dolce Natale

Ormai ci siamo quasi...mancano solo 13 giorni!
Non so ancora cosa cucinerò. So solo che al posto della consueta crema di mascarpone, quest'anno il panettone verrà inzuppato nella Crema di Cogne, delizioso miscuglio di cioccolato e zucchero caramellato che non ha nulla da invidiare alla classica crema natalizia!
Come per tutte le cose buone, ci vogliono pazienza e ottime materie prime!
Ci sono un'infinità di versioni di questa delizia, io ovviamente vi do la mia.


Crema di Cogne

8 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di cacao amaro
4 uova intere
750 ml di panna fresca
500 ml di latte intero fresco
50 g di cioccolato gianduia
1/2 stecca di vaniglia

Scaldare in una pentola il latte, la panna, il cioccolato e la vaniglia.
Nel frattempo mettere 4 cucchiai di zucchero in un pentolino antiaderente e farlo caramellizzare, ma stando attenti a non bruciarlo.
Sbattere le uova con una frusta elettrica e unirvi i 4 cucchiai di zucchero rimasti e poi il cacao. Quando il caramello sarà pronto versarlo nelle uova, continuando sempre a sbatterle.
Versare il composto nel latte caldo e continuare a girare fino a quando inizierà ad addensarsi. La consistenza dovrà rimanere abbastanza fluida poichè tenderà a rapprendersi man mano che si raffredda.
Attenzione a non far mai bollire la crema, altrimenti assumerà un sapore poco gradevole.
Quando il dolce sarà freddo, ponetelo in frigorifero. La crema va servita fredda. Prima di servirla è meglio sbatterla energicamente con le fruste.
Buonissima sul panettone, accompagnata a dei biscotti alle nocciole ma ottima anche da sola!

sabato 10 dicembre 2011

Voglia di neve

Quest'anno ho come l'impressione che il Natale tardi ad arrivare. Sarà che non c'è ancora molto freddo, sarà perchè non ha ancora nevicato, o forse perchè scarseggiano le luminarie..o magari perchè so già che riceverò pochi regali, chi lo sa! Sta di fatto che il mio tanto amato mese di dicembre non mi sembra proprio più lui!
Mi sa proprio che avrei bisogno di un po'di neve.
In questo momento mi piacerebbe essere in una piccola baita, su una poltrona con un bel plaid caldo sulle gambe, davanti a un caminetto scoppiettante, a sorseggiare una tazza del mio the preferito..e guardando dalla finestra mi piacerebbe poter vedere una distesa di neve e non sentire rumore.
Questa è l'atmosfera che si respira all'Alpe Devero, bellissimo Parco Naturale nella zona di Verbania-Cusio Ossola. A Devero non si può arrivare in macchina quindi, dopo aver percorso la strada provinciale che da Baceno porta appena fuori l'Alpe, si aspetta un pulmino che ti accompagna ancora un po'più su e poi si iniza a scarpinare.
Quando si sale d'inverno il paesaggio che ti si presenta è a dir poco spettacolare; una distesa di neve talmente bianca che quasi ti fanno male gli occhi, e sopra il cielo!
Da qui inizia il sentiero per l'Alpe Crampiolo, piccolo agglomerato di baite disperse in un mare di neve, raggiungibile in circa 45 minuti. Mentre si sale predominano il silenzio, talmente profondo da far quasi male alle orecchie, e la neve, ovunque. 
Verso la fine della camminata si intravede l'Alpe, che sembra quasi un dipinto.
Dopo aver depositato gli zaini all'Agriturismo Alpe Crampiolo, grazioso alloggio in pietra che durante l'inverno è letteralmente inghiottito dal manto bianco, si sale ancora un po' verso la diga e poi si ridiscende verso il lago ghiacciato di Devero, su cui impavidi sciatori si dilettano a fare un po'di fondo.
Il buio arriva in fretta e finalmente arriva anche la cena! Ovviamente tutto il cibo è rigorosamente casalingo e tipico della zona..e non può che essere ottimo. In particolare ricordo con piacere  la zuppa di cipolle della signora Fiorella. Si vede quando la qualità non è un caso, bensì una scelta.
Prima di andare a dormire è rigoroso un giretto in mezzo alla neve. Il silenzio è ancora più assordante che di giorno. Il cielo è tutt'una stella!

giovedì 8 dicembre 2011

Finalmente si comincia!

Benvenuti a tutti nel mio blog.
Vorrei iniziare a parlarvi di un posto a cui sono particolarmente affezionata!
Siete mai stati nella Valle di Cogne? Se non ci siete mai andati vi consiglio di farlo, ci sono un sacco di buoni motivi per ritagliarsi un paio di giorni e recarsi in questo magnifico posto.
Io ci sono particolarmente affezionata, soprattutto da quando alle elementari ho letto il libro "Scappa Bouc, scappa!".
È una valle davvero speciale, bella in estate, momento in cui si può approfittare per fare un sacco di splendide passeggiate nel Parco Nazionale del Gran Paradiso; meravigliosa d'inverno, quando i prati di Sant'Orso si ricoprono di neve e gli stambecchi scendono a fondo valle; altrettanto fantastica in primavera e in autunno, forse uno dei momenti migliori per poter godere della tranquillità della montagna e dei boschi, lontano dagli schiamazzi e dal caos dell'alta stagione.
Quando vado a Cogne mi sento come se fossi a casa, soprattutto quando, dopo una ripida salita che con la neve è impossibile fare senza catene, intravedo l'Agriturismo Plan de la Tour.

Ad accoglierci c'è sempre Letizia, gentilissima locandiera sempre sorridente e disponibile che da qualche anno gestisce questo meraviglioso agriturismo. È un luogo talmente tanto bello che mi basta pensare a dei piccoli momenti trascorsi lì per ritrovare energia e serenità che ogni tanto la vita cittadina ci sottrae!
Un altro ottimo motivo per andare a Cogne è, ovviamente, il cibo. Nonostante non sia appassionata di formaggi ho imparato ad apprezzare la fontina in tutte le sue forme, soprattutto nella Zuppa Valpellinentze e nella Seupetta, due piatti fantastici che si possono degustare a Lou Ressignon. In abbinamento consiglio la Crema di Cogne, dolce al cucchiaio divino.
E a proposito di vini..indimenticabili quelli di Gerbelle Didier, giovane e motivato vignaiolo di Aymavilles che produce il miglior Pinot Gris che abbia mai assaggiato.
Mi è venuta una gran voglia di andare in Valle!

ZUPPA VALPELLINENTZE

Per questa ricetta non ho mai pesato gli ingredienti, sono sempre andata a occhio.
Servono: ottima Fontina Valdostana DOP (meglio se d'alpeggio), verza, brodo di carne, pane, burro, cannella.
Innanzituto sbollentare qualche foglia di verza nel brodo di carne, fino a quando non sarà cotta.
A parte far tostare in forno delle fette di pane integrale (io lo compro sempre in montagna e poi lo congelo, così ce l'ho sempre).
Nel frattempo tagliare la fontina (circa 350g per 4 persone) a fettine sottili.
Quando il pane sarà pronto, prendere una teglia da forno (delle dimensoni proporzionate al vostro appetito!), possibilmente di coccio, e fate degli strati di pane, verza e fontina. Cospargere con dei fiocchetti di burro e un pizzico di cannella. Infornare a 200°C per circa 15 minuti, fino a quando si formerà una crosticina dorata sulla fontina. A fine cottura aggiungere il brodo di carne caldo e servire.
Sesi utilizzano delle ciotole monoporzione, secondo me, è ancora meglio perchè riuscite ad aggiungere con più facilità il giusto quantitativo di brodo.
Le ricette tradizionali dicono di aggiungere il brodo prima di infornare la teglia, ma a me questa zuppa piace di più come ve l'ho descritta, perchè il pane non diventa "papposo"!
Buon appetito