lunedì 2 dicembre 2024

L'Avvento, l'attesa e il ritorno

Ridendo e scherzando sono passati 11 anni!

Più o meno un quarto di vita...ma le vecchie abitudini sono dure a morire. In questi anni ho cotinuato a girare parecchio, a cucinare, a mangiare in posti belli, seppur cambiando qualche abitudine. 

Mangiare è una necessità, ma farlo bene ancora di più! Scegliere cosa, come e quando mangiare è importante per stare bene, ma quando si fa uno sgarro va fatto a dovere!

In questi anni qualcuno se n'è andato, qualcun altro è arrivato e ora ho un ottimo compagno di avventure che mi segue a degustare e ad apprezzare piatti, luoghi e storie. Perchè a volte il cibo ci racconta proprio storie di vite e di tradizioni. 

Il cibo è nutrimento non solo per il corpo, ma anche per l'anima. Quante volte vi sarà capitato di sentirvi meglio dopo aver mangiato un dolce che vi ricorda la vostra infanzia? Quanto è bello condividere qualcosa di buono, in un luogo conviviale, con i propri amici? Quanto fa stare bene preparare una bella cenetta per le persone a cui vogliamo bene? E quanto è bello cucinare assieme?

C'è un posto a cui sono particolarmente affezionata, dove ho vissuto tanti momenti belli e dove si percepisce un po' l'aria di casa.

Mi capita di fermarmici spesso andando o tornando dalla montagna. Si tratta di un Agriturismo ad Ardenno, "Le case dei Baff", un antico ristoro in pietra e legno lungo la strada per salire nella bella Val Masino. 

Ogni volta che andiamo, ho la sensazione di tornare a casa dei nonni, dato che si è sempre accolti da Angelo che passa tra i tavoli a portare il suo sorriso e i suoi racconti. Nei periodi più freddi si mangia in un caldo ambiente stile baita di montagna, mentre in estate c'è un meraviglioso giardinetto dove si può pranzare al fresco, all'ombra degli alberi.

Anche il cibo è sempre una garanzia. Si trovano i piatti tipici della Valtellina, preparati con cura e con ingredienti selezionati del territorio. Molti secondi sono cotti nel Lavéc, pentola tipica della tradizione locale, fatta di pietra ollare lavorata al tornio e cerchiata in rame. 

Proprio ieri è iniziato l'Avvento, uno dei momenti più belli dell'anno. Nonostante si faccia sentire di più la mancanza delle persone che per un motivo o per un altro non sono più presenti, per me rimane sempre un bel periodo di attesa, di riflessione e di convivialità. 

In questo particolare perido dell'anno dobbiamo imparare a scegliere bene e consapevolmente, con il cuore. La vita è tutta una questione di stato mentale.






 


mercoledì 27 novembre 2013

Profumo di torta di mele

Fin da quando ero bambina la torta di mele ha accompagnato con il suo sapore e il suo inconfondibile profumo le mie giornate, soprattutto quelle umide e uggiose di metà autunno.
Mia nonna faceva una torta di mele buonissima e quando andavo a trovarla spesso sulle scale di casa sua sentivo il profumo di cannella, scorza di limone, vaniglia e zucchero caramellato. Lo associavo subito a lei ed ero certa che fosse il profumo della nonna Domenica.
Anche Giovanna faceva una torta di mele strabuona e l’inebriante profumo della sua torta arrivava fino alla porta di casa mia. Allora correvo sulle scale fino al terzo piano, suonavo il campanello e Giovanna apriva la porta. Io con una scusa mi intrufolavo in casa e sgattaiolavo con aria furtiva in cucina e la torta era lì su una mensola a raffreddare.
L’olfatto è uno dei nostri sensi a cui facciamo meno caso, a volte gli diamo poca importanza, ma ci permette di riportare alla mente alcuni ricordi e di sentire alcune emozioni che altrimenti rimarrebbero sperduti per sempre in qualche angolo della nostra coscienza.
E tutte le volte che preparo una torta di mele sono contenta perché penso a un sacco di cose belle, anche all’apple pie di nonna Papera che si raffredda sul davanzale!

Ingredienti per la torta:

200 g di zucchero
3 uova
125 ml di olio di semi di mais
250 g di farina 0
1 yogurt bianco
scorza di limone, vaniglia, cannella
1 bustina di lievito vanigliato
4 mele a tocchetti

Sbattere le uova intere con lo zucchero fino a ottenere un composto molto schiumoso e chiaro.
Aggiungere l’olio (che io a volte sostituisco con 120 g di burro a temperatura ambiente), la farina, lo yogurt e gli aromi.
Incorporare infine la farina e il lievito vanigliato.
Unire le mele tagliate a tocchetti e amalgamare bene il composto. A piacere si possono aggiungere uvette, noci, gocce di cioccolato…
Versare il composto in una teglia da 26 cm di diametro imburrata e infarinata o ricoperta con carta da forno.
Cuocere in forno statico a 180°C per 40-45 minuti.
È buona già da sola, ma ancora più buona se accompagnata da panna montata leggermente zuccherata.

mercoledì 6 novembre 2013

Baci di dama per svegliarsi dal letargo

C’è un tempo per sperimentare e un tempo per sedimentare.
Il periodo di sedimentazione è stato lungo, si sa che la vita a volte ci scuote come se fossimo dei barattoli di acqua e sabbia. A quel punto il periodo di silenzio è fondamentale!
Poi, però, arriva il momento in cui tutto sembra muoversi nel modo più giusto, l’ingranaggio riprende a funzionare in modo ottimale, aspetti un segno e questo arriva. La nostra vita è costellata di segni, ma spesso siamo abituati a non dargli poi tutta questa importanza, ma di importanza ne hanno eccome…dobbiamo solo imparare a leggerli!
E il mio segno è stato il bacio di dama! 110 biscottini appallottolati uno a uno il primo lunedì sera di novembre. Novembre è un mese strano, non fa né freddo né caldo, spesso è nuvoloso, la gente ha la faccia più pigra e sorride meno. Ci si riempie di dolori e di umidità. Ci si chiude, incassando le spalle, cambiando postura e interrompendo un sacco di attività che ci hanno arricchito l’estate.
E cosa esiste al mondo di più bello di un bacio per potersi svegliare da questo torpore tardo autunnale?
Da quando siamo piccoli ci leggono fiabe in cui un bel Principe sveglia una Principessa addormentata con un bacio, ma dato che non tutti hanno questa fortuna possiamo sostituire i baci veri con altri baci che ci scaldano il cuore ugualmente! E li possiamo dare a tutti, maschi, femmine, bambini, vecchietti, colleghi, amici e chi più ne ha più ne metta!
E mando un bacio a tutti quelli che mi leggono...


Per circa 55 baci:

300 g di farina zero
150 g di burro
100 g di zucchero
100 g di nocciole tritate
70 g di cioccolato fondente

Lasciare il burro fuori dal frigorifero per un bel po’, poi aggiungere lo zucchero e la farina di nocciole e mescolare bene.
Quando la crema sarà ben amalgamata unire tutta la farina e lavorare il composto il più velocemente possibile. 
Fare delle palline del diametro di 1,5 cm circa e lasciarle riposare in frigorifero per almeno mezz’oretta.
Cuocere le palline in forno abbastanza distanziate l’una dall’altra, a 170-180 °C per 15'.
Fare attenzione quando si sfornano i biscotti, perché da caldi si rompono più facilmente!
Quando i biscottini si saranno raffreddati accorparli a due a due mettendo in mezzo il cioccolato fuso.


domenica 19 febbraio 2012

Bruscitt

Gaggianese d'adozione da un annetto, mi sono ambienta piuttosto bene...
E dal macellaio e dal fruttivendolo di fiducia si scoprono un sacco di cose, tra cui questa ricetta semplice e gustosa.
A volte mi capita anche di chiacchierare con i muri, figuriamoci quanto si conversa quando si va a fare la spesa da un piccolo negoziante e ci si scambia qualche ricetta o qualche consiglio culinario.
Una mattina di quest' estate sono andata in macelleria e Samuele mi ha tritato 6 etti di carne e poi mi ha chiesto cos' avrei cucinato di buono.
Allora gli ho spiegato che volevo far saltare la trita in padella con la cipolla, e che poi avrei aggiunto friggitelli e pomodorini. Allora lui mi ha detto: "Ah, fai il Bruscitt!".
Dal fruttivendolo si ripete una scena simile. Anche lì tutti sanno che questo piatto, per me fino a quel momento senza nome, si chiama Bruscitt.
Addirittura mi narrano che fino a un po' di anni fa lo cucinavano anche ai bambini delle elementari ed era un considerato il piatto forte della mensa scolastica.
A me questo piatto fa venire in mente il Messico o comunque un paese dell' America Latina, infatti l' ho sempre servito col riso bianco, e invece è tipico di Gaggiano!
In realtà, curiosando un po', ho scoperto che questo piatto è originario di Busto Arsizio, anche se lì viene cucinato in maniera leggermente diversa.

Per 4 persone:

700 g di carne trita scelta di manzo (ancora meglio se tagliata a punta di coltello)
1 cipolla bionda abbastanza grande
12 pomodorini
4-5 friggitelli
sale
olio extravergine di oliva q. b.


Tritare la cipolla e farla soffriggere nell'olio fino a quando si sarà appassita.
Aggiungere la carne trita e iniziare a rompere i blocchi di carne con il cucchiaio. Salare e e far cuocere per circa 15 minuti a fuoco lento con il coperchio, rimestando di tanto in tanto.
Togliere il coperchio, unire i pomodori e i peperoni tagliati a pezzetti, ricoprire e lasciar cuocere per altri 15 minuti. Se si lascia cuocere a fuoco lento non serve aggiungere liquidi in cottura.
Se si vuole, al posto del sale, si può aggiungere un pezzetto di dado, vegetale o di carne.
Il piatto è pronto in poco tempo. Io di solito lo accompagno con il riso Basmati e delle verdure saltate in padella.
Se lo preparo in inverno metto un peperone rosso al posto dei friggitelli o anche solo i pomodorini.

domenica 5 febbraio 2012

Viticoltori di montagna

Finalmente con tutta questa neve l'inverno è degno di essere chiamato tale.
Fa freddo e dopo tante fatiche riesco a concedermi un intero week end all' insegna del relax, del cibo e delle cantine.
Era da un po' che volevo fare un viaggetto e anche se la meta non è poi così lontana va bene lo stesso, l' importante è staccare la spina.
Boario Terme non è proprio una bellissima cittadina, anzi, direi che se non avessi avuto la fortuna di avere un buono prepagato in un albergo di lusso con Spa annessa probabilmente non l'avrei scelta!
Una delle motivazioni più convincenti di questo viaggio è di sicuro la visita alla cantina del giovane Vignaiolo Enrico Togni, viticoltore di montagna che ha seguito la sua passione per il vino e per le vigne e l'ha trasformata in un lavoro.
Enrico è da ringraziare non solo per la sua gentilezza, ma anche per il consiglio di andare a mangiare all' Enoteca Rosso di Sera. Ambiente molto confortevole, etichette interessanti tra cui mi salta all' occhio un Bartolo Mascarello, cibo ottimo, prezzi onesti e servizio inappuntabile. Non so cosa scegliere da mangiare, ci sono un sacco di piatti che mi stuzzicano, ma alla fine mi lascio tentare da una gustosissima pizza con cipolla e pancetta, si scioglie in bocca e risalta l' impasto leggero e croccante. Anche i casoncelli speck e zucca e la tagliata sono ottimi, ma la pizza è insuperabile. Leggendo il menù noto con piacere anche l' attenzione per le materie prime e la scelta di molti prodotti a kilometro zero.
La domenica è il giorno dedicato alla cantina.
Enrico ci racconta un po' la sua storia, quella dei suoi vigneti e di ogni bottiglia e ci scappa anche una bella passeggiata nella neve, proprio per andare a vedere dove nasce il vino.
Penso che potrei stare un pomeriggio intero ad ascoltare quello che racconta un vignaiolo veramente appassionato e motivato; è bellissimo sapere mentre bevi un bicchiere di Martina perchè si chiama così, dove nasce, come "cresce" e anche immaginarsi la sua futura evoluzione.
Ogni sorso di vino, che sia Lambrù, Opol, Erbanno o Martina, è una spremuta di amore e passione per ciò che si fa ed è proprio bello bere un buon calice in modo consapevole, lo si apprezza ancora di più.
E dopo questa giornata la mia cantina è molto contenta di questi nuovi acquisti e io lo sono ancora di più per aver imparato anche oggi delle cose nuove.

domenica 22 gennaio 2012

Nostalgia

A volte, anzi, molte volte, sarebbe bello avere una bacchetta magica o uno strumento simile per riuscire a portare indietro il tempo, soprattutto quando si ha nostalgia di una persona e dei momenti passati insieme a lei. Purtroppo mi devo rendere conto che questo non è mai possibile e mi rabbuio un po' .
Poi, però, mi ricordo che in qualche modo alcuni momenti possono essere "riportati in vita", in un certo senso.  E allora ripenso a quando mio papà mi cucinava il bollito ripassato in padella, perchè questo piatto a me lo ha preparato sempre e solo lui! Non l'ho mai mangiato da nessun'altra parte, né al ristorante né a casa di parenti o amici, anche se è un piatto abbastanza comune e ubiquitario.
Sono un po' gelosa di questa ricetta, non tanto per la raffinatezza del piatto quanto per quello che per me rappresenta. Penso però che sia giusto condividere con gli amici le cose belle e buone.
Per preparare questo piatto servono degli avanzi di bollito di manzo o di vitello, meglio ancora se misto. Io di solito per fare il bollito utilizzo una parte magra tipo la polpa di manzo, e un pezzo più grasso come il biancostato. Questa volta ho comprato un pezzo di reale con l'osso.
Le dosi sono indicative per 4 persone, ma tutto dipende da quanto bollito vi avanza. Visto che a me questo piatto piace tantissimo, non aspetto che avanzi del bollito, ma compro apposta la carne per farlo.


600 g di carne per bollito (il peso è riferito alla carne pesata cruda)
1 e 1/2 cipolla bionda
12 pomodorini a grappolo o Pachino
un po' di brodo
olio extravergine di oliva, sale, pepe

L'operazione più lunga consiste nello sfilacciare a mano la carne, seguendo l'andatura delle fibre muscolari. Più i pezzetti sono piccoli, più il piatto viene buono.
Tagliare le cipolle a fettine sottili di circa mezzo centimetro e farle rosolare in un po' d'olio fino a quando saranno appassite. A quel punto aggiungere i pomodorini, lasciar cuocere per 3-4 minuti e poi unire la carne sfilacciata, salare e pepare. Aggiungere un mestolino di brodo e lasciar cuocere con il coperchio a fiamma viva per qualche minuto. A piacere si possono aggiungere un po' di peperoncino e una spruzzata di prezzemolo tritato.

lunedì 16 gennaio 2012

Avanzi di salmone...

Questa sera il mio frigorifero era pieno di salmone e non sapevo bene cosa farci. Poi mi è venuto in mente che un po' di tempo fa una mia collega mi ha parlato di una pasta al salmone buonissima che fa sempre alla vigilia di Natale e che avrei fatto volentieri anche io se quella sera mia mamma non avesse fatto i tortellini in brodo.
La ricetta della pasta che ho fatto stasera non è né mia né della mia amica, ma del buon Ugo Tognazzi.
Effettivamente è proprio buona e comunque più gustosa della solita pasta al salmone.
Per 4 persone servono:

350 g di penne
100 g di prosciutto crudo tagliato a dadini
200 g di salmone affumicato tagliato a striscioline
1/2 cipolla tagliata a pezzetti
1 cartoncino di panna
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
un pizzico di sale
pepe
olio extravergine di oliva
qualche goccia di whisky

Fare un soffritto con la cipolla, rosolarla per benino e quando si ammorbidisce aggiungere i dadini di prosciutto. Dopo circa 5 minuti versare le gocce di whisky e far evaporare. Dopo di che aggiungere il concentrato di pomodoro, la panna, il sale e e il pepe, cuocere per qualche minuto e spegnere.
Nel frattempo cuocere la pasta al dente e quando sarà cotta versarla nella pentola.
A questo punto unire le striscioline di salmone, mescolare bene e la pasta è pronta!
Se si aggiunge il salmone alla fine, senza farlo cuocere, risulterà meno stopposo.

domenica 8 gennaio 2012

Ode al vino

A gennaio nelle vigne c'è poco da fare, o meglio, non c'è così tanto da fare come in primavera o in estate.
In realtà questo è il periodo della potatura e bisogna stare molto attenti anche durante questa fase, perchè questa manovrà pregiudicherà tutto il resto.
E allora quale periodo migliore, se non questo in cui le vigne sono spoglie e le viti si riposano in attesa della gemmatura, per far visita alle cantine?

È sempre bello andare a far visita ai vignaioli, degustare del buon vino e scambiare quattro chiacchiere per conoscere un po' la storia che sta dietro a una bottiglia. E tutte le volte mi meraviglio di quanto amore e quanti sacrifici ci vogliano per rendere buona e speciale ogni bottiglia di vino.
Ovviamente non mi riferisco a tutti i vini, ma a quelli prodotti su piccola scala e da piccole aziende, generalmente a conduzione familiare. 
Ieri era proprio una bellissima giornata, tersa e con un freddo pungente, e la vista del Monte Rosa ci ha accompagnato per quasi tutto il viaggio fino a Scurzolengo, nel Monferrato.
Alla Cascina Tavijn c'è la signora Maria Teresa ad accoglierci e a farci visitare la cantina.
Due bei gattoni ci vengono incontro e ci fanno compagnia mentre ascoltiamo i racconti di Maria Teresa.
Il Grignolino, per quest'anno, è finito e sono rimasti da assaggiare la Barbera d'Asti, la Barbera Superiore e il Ruché, che si rivela il mio preferito, sia all'olfatto che al gusto. Il vino smorza un po'il freddo e ci fa dilungare un po' in chiacchiere!
Dalla Cascina si gode di un bellissimo panorama con tante colline spoglie e pochissime case.
L'ora di pranzo arriva in fretta, cogliamo il consiglio della signora e ci avviamo a Castagnole Monferrato al ristorante Da Geppe, che si rivela davvero un ottimo suggerimento... tomino con pancetta affumicata, deliziosa e succulenta carne cruda, cardi e rape con bagna cauda, agnolotti con sugo d'arrosto, tortelloni di spinaci e ricotta di bufala, lasagnette con bagna d'infern. Saltiamo i secondi anche se la tagliata di bue, la trippa in bianco e le polpette di gallina bionda di Villanova al sugo mi ispirano tantissimo, per lasciare il posto alla torta di nocciole e al salame di cioccolato. Tutto davvero molto molto buono, come la compagnia!
Prima o poi mi tocca tornare...

martedì 3 gennaio 2012

Fusilli con broccoletti e olive taggiasche

Questa pasta è nata un po'per caso una sera d'estate di tre anni fa.
Mi ricordo solo che c'era un caldo pazzesco, avevo ospiti a cena e non volevo preparare la solita pasta fredda.
In frigorifero c'erano dei broccoletti freschissimi, delle olive taggiasche (che tendenzialmente non mancano mai) e del pecorino toscano stagionato. Ho dato sfogo alla fantasia ed ecco una bella pasta, ricca di minerali e vitamine antiossidanti!
Per quattro persone servono:

350 g di fusilli trafilati al bronzo
1 broccolo abbastanza grande o due più piccoli
1 spicchio d'aglio
Pecorino toscano stagionato grattugiato grossolanamente
Olive taggiasche
Olio extravergine di oliva
Sale


Iniziare a pulire il broccolo tagliando le cimette a piccoli pezzi. Utilizzare anche le parti più tenere dei gambi avendo l'accorgimento di tagliarle a pezzettini piccoli.
In una padella far rosolare l'aglio nell'olio, poi aggiungere il broccolo, salare e far cuocere a fuoco lento con il coperchio per circa 10-15 minuti. Secondo me questa verdura rimane molto più buona se non è stracotta e rimane croccante e di un bel verde brillante, quindi io cerco sempre di cuocerla poco. Verso fine cottura aggiungere le olive. Quelle senza nocciolo sono più pratiche, ma vanno bene anche le altre.
Spegnere e togliere il coperchio, altrimente le verdure con il vapore continuano a cuocere.
Nel frattempo cuocere la pasta. Quando sarà al dente,unire i fusilli ai broccoli e far saltare in padella il tutto. Cospargere con il pecorino e servire.
A volte mi capita di aggiungere al soffritto anche un paio di acciughine che rendono la pasta ancora più sfiziosa. Se decidete di mettere le acciughe, però non scordate il peperoncino!

giovedì 29 dicembre 2011

Pesto dell'acciugaio innamorato

Eccoci qui, dopo una pausa Natalizia un po'forzata a causa dell'influenza!
Penso che niente accada per caso e proprio questa sera ho sentito una mia amica che non sentivo da tempo.
Tra una chiacchiera e l'altra mi ha chiesto la ricetta di un pesto molto buono e veloce che mi ha insegnato una cara signora tanto tempo fa!
Non sapevo che ricetta proporre per l'ultimo post dell'anno e poi ho pensato che questa sarebbe stata perfetta.
Ho iniziato a domandarmi quali fossero le origini di questo sughetto e allora, come mio solito, ho lasciato scorrere l'immaginazione e i pensieri per non so dove..poi mi è venuto in mente che nella mia libreria c'è un bel libro di Nico Orengo che si chiama "Il salto dell'acciuga", che racconta di viaggi lungo le strade del sale e dell'acciuga. Così mi sono immaginata che tanto tempo fa un signore che lavorava lungo questa strada, che va dal mare alla collina, una sera abbia inventato questo pesto per coccolare la sua fidanzata stanca per il tanto lavoro. Probabilmente non sarà andata in questo modo, ma mi piace pensarla così!

Ecco gli ingredienti per 350 g di pasta:


1 mazzetto di basilico, circa 20 foglie
la punta di un cucchiaino di origano
qualche aghetto di rosmarino, circa10
5 foglie di salvia
1 spicchio di aglio
2 filetti di acciughe sott'olio
olio extravergine di oliva
sale, pepe
4 cucchiai di passata di pomodoro

Unire tutti gli ingredienti, esclusa la passata di pomodoro, in un recipiente con abbondante olio e tritare tutto con un frullatore a immersione. Il pesto è già pronto!
Lasciar riposare in frigorifero per qualche ora, volendo anche per una notte.
Quando si deciderà di usare il pesto estrarlo dal frigorifero e farlo saltare in padella con la salsa di pomodoro per qualche minuto.
Servire la pasta con prezzemolo tritato e una bella spolverata di Parmigiano grattugiato.

mercoledì 21 dicembre 2011

Così tenero da stupire

A volte basta davvero poco per appassionarsi alla cucina. La ricetta che vi propongo, ad esempio, dà talmente tanta soddisfazione e si presenta così bene che si è proprio contenti di poterla rifare ogni volta che viene un nuovo ospite a cena! È un successo assicurato, anche per chi è alle prime armi.
Se volete stupire qualcuno, questo è proprio il dolce giusto.
Il segreto per una buona riuscita è congelare gli stampini contenenti l'impasto per almeno un'ora e mezza. Io, genereralmente, li preparo il giorno prima. Stare un po'al freddo gli fa bene!
Se è la prima volta che provate questa ricetta, vi consiglio di iniziare a sfornare un solo soufflée dopo circa 15 minuti di cottura, capovolgere lo stampino su un piatto da portata e affondare un cucchiaino al centro del dolce. Se i bordi rimangono solidi e inizia a uscire un cuore di cioccolato fuso, allora il dolce è pronto! Se, invece, i bordi si afflosciano molto lasciate i tortini in forno ancora per un paio di minuti.

Foto tratta da www.tartetatin.it
Tortini dal cuore tenero

100 g cioccolato fondente al 70% di cacao
75 g di zucchero
100 g di burro
2 uova intere
30 g di farina bianca
1 pizzico di sale

Fondere a bagnomaria il burro con il cioccolato e lasciar raffreddare il composto una volta fuso.
Sbattere le uova con lo zucchero e il pizzico di sale, incorporare la farina e unire l'impasto al burro e cioccolato.
Imburrare e infarinare 4 stampini di alluminio per muffin.
Versare il composto fino a riempire 2/3 di ogni stampino.
Mettere i pirottini in congelatore per almeno 90 minuti. Volendo potete lasciarli nel freezer anche per qualche giorno.
Cuocere in forno preriscaldato con modalità ventilatà a 190°C per 15-17 minuti.
Sfornare e capovolgere ogni stampino su un piatto e servire cospargendo di zucchero a velo. Servire subito!

sabato 17 dicembre 2011

Le radici sono una cosa bella

Nell' Alto Lazio, in provincia di Viterbo, c'è un paesino a cui sono molto legata, forse perchè parte delle mie radici sono lì..
Quando ne parlo, o ne sento parlare, mi si illuminano gli occhi e sento le farfalle nello stomaco, un po'come quando ci si innamora.
Mi ricordo che quando ero piccola e mio papà decideva che la settimana successiva saremmo partiti, io diventavo strafelice e non stavo più nella pelle e iniziavo subito a fare la valigia!
Partivamo sempre di mattina molto presto, con sveglia alle 4, per evitare il traffico e per non arrivare a Soriano nel Cimino con il buio. Le prime due ore dormivo sempre, tanto la strada fino a Parma mi era familiare e non mi piaceva neanche tanto. In prossimità di Bologna dicevo al mio papà di svegliarmi perchè volevo essere vigile e osservatrice mentre passavamo il tratto appenninico.
Io osservavo qualsiasi cosa e facevo a mio papà un sacco di domande, soprattutto sui gradi di parentela che sono sempre stati troppo complessi da ricordare!
Il viaggio era lungo, circa 5 ore e 30, anche se mio papà ogni volta sembrava quasi volesse superare il suo record personale.
Uscita dell'autostrada Orte, ancora una mezz'oretta e ci siamo quasi!

Finalmente, in lontananza, inizio a intravedere la rocca e tutto il paese che si inerpica intorno a questa. Più ci avviciniamo, più il cuore mi batte forte..e tutte le volte mio papà mi ricorda che il paese in cui è nato viene anche chiamato la Perla dei Cimini.
L'emozione è indescrivibile e tuttora è così, quando vado a Soriano sono sempre contenta.
Fatti i dovuti saluti a chi ci ospita, esco e inizio a girare per i vicoletti.
Profumi inebrianti di finocchietto selvatico, aglio e pepe sopraggiungono da ogni dove. Ascolto le voci che parlano un dialetto un po'strampalato ma per me bello e familiare. Osservo le casette in tufo, materiale predominante nelle costruzioni. Vado a salutare Ferruccio il norcino e Anna Maria del forno, che tutte le volte non mi riconoscono mai subito e poi mi dicono: "Ah, ma tu si'la fiia di Francesco! Ben arrivati!".
Compro un pezzo di pizza bianca (lì la focaccia la chiamano così!) e un pezzetto di porchetta e mentre li assaporo guardo il caos della piazza; poi riprendo su verso la rocca!
La strada è sempre tosta i primi giorni, dato che per arrivare in cima al paese c'è una salita ripidissima, ma è bello fare un po'di fatica. Salgo, un po'correndo e un po'no, arrivo su col fiatone e vedo mia zia che mi aspetta affacciata alla finestra, mio papà deve averla già avvertita del nostro arrivo.
A casa di mia zia c'è una finestra piccola piccola da cui si vedono la faggeta e i colli Cimini, che spettacolo!
La cosa più bella quando si va a Soriano è perdersi tra i vicoli, soprattutto nel mese di ottobre quando il paese è in festa per la Sagra delle Castagne e tutti i rioni sono addobbati per l'occasione.
L'ultima volta che sono andata a Soriano è stato tutto un po'diverso, alcune cose erano cambiate, ma la piacevole sensazione di sapere che una parte di me proviene da lì non me la può togliere nessuno, nemmeno quando affiorano alla mente pensieri tristi e malinconici.

Zuppa di ceci e castagne della Vigilia di Natale 

Ho mangiato questa zuppa squisita in faggeta a Soriano l'ultima volta che ci sono stata. Ho provato a rifarla poco tempo fa e mia sorella mi ha detto che questo piatto ha un equilibrio perfetto tra dolce e salato.
Ha un gusto particolare e devo dire che è piaciuta molto a tutti i commensali!
Ingredienti per 4 persone

200 g castagne secche
200 g di ceci secchi
200 g di pomodorini
1 rametto di rosmarino
2 spicchi di aglio
1 gamba di sedano
olio extravergine d'oliva
peperoncino, pepe, sale

Mettere in ammollo i ceci in acqua fredda per circa 12 ore.
In un tegame, meglio se di coccio, cuocere i ceci per circa un'ora o poco più.
A parte fare un soffritto con aglio e sedano, aggiungere i pomodori a pezzetti, il rosmarino e lasciar cuocere per 10 minuti. Poi togliere l'aglio e il rosmarino.
Quando i ceci sono quasi cotti, aggiungere nella stessa pentola le castagne secche e cuocere per circa 15 minuti. A cottura ultimata prendere due mestoli di ceci e castagne e passarli al passatutto o schiacciarli con una forchetta e lasciare intera la restante parte.
Unire tutti i legumi (sia quelli passati che quelli interi) nella pentola del soffritto, aggiungere un po'di acqua di cottura dei ceci e salare la minestra. Cuocere ancora per 5 minuti ed è pronta!
Servire con olio extravergine crudo, pepe, peperoncino e delle fette di pane casereccio.

mercoledì 14 dicembre 2011

Le cose semplici sono sempre le più buone

Non siamo più a ottobre, ma le zucche sono ancora buone!
Ieri ho aperto l'ultima mantovana dell'orto e visto che avevo poco tempo ho fatto un piatto veloce, la vellutata.

È una ricetta semplice, ma davvero buona e soprattutto molto pratica.
La cosa che richiede più tempo è pulire la zucca, ma in previsione di fare la vellutata, ci si può organizzare pulendola la sera prima e conservandola in un sacchetto del ghiaccio in frigorifero.
Ecco le dosi per 4 persone.

Vellutata di zucca

1kg di zucca mantovana o piacentina 
1 patata grossa
1 cipolla di media grandezza
olio extravergine di oliva (evo)
Parmigiano Reggiano grattugiato
sale, pepe
1 rametto di rosmarino
8 fette di pane casereccio tostato

Tagliare la cipolla a cubetti e farla soffriggere in poco olio assieme al rametto di rosmarino.
Mondare la zucca privandola della buccia e dei semi e tagliarla a fettine sottili, di circa 0,5 cm.
Sbucciare la patata e tagliarla a fettine sottili, come la zucca.
Mettere la verdura nella pentola assieme alla cipolla, aggiungere poca acqua e il sale e lasciar cuocere con il coperchio a fuoco lento per circa 20-25 minuti.
Quando la zucca e la patata saranno cotte spegnere il fuoco, togliere il rametto di rosmarino e ridurre a crema con un frullatore a immersione.
Aggiustare di sale e con dell'acqua calda in base alla densità desiderata.
Servire la crema molto calda con una spolverata di pepe,olio evo, abbondante Parmigiano e le fette di pane.

lunedì 12 dicembre 2011

Dolce Natale

Ormai ci siamo quasi...mancano solo 13 giorni!
Non so ancora cosa cucinerò. So solo che al posto della consueta crema di mascarpone, quest'anno il panettone verrà inzuppato nella Crema di Cogne, delizioso miscuglio di cioccolato e zucchero caramellato che non ha nulla da invidiare alla classica crema natalizia!
Come per tutte le cose buone, ci vogliono pazienza e ottime materie prime!
Ci sono un'infinità di versioni di questa delizia, io ovviamente vi do la mia.


Crema di Cogne

8 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di cacao amaro
4 uova intere
750 ml di panna fresca
500 ml di latte intero fresco
50 g di cioccolato gianduia
1/2 stecca di vaniglia

Scaldare in una pentola il latte, la panna, il cioccolato e la vaniglia.
Nel frattempo mettere 4 cucchiai di zucchero in un pentolino antiaderente e farlo caramellizzare, ma stando attenti a non bruciarlo.
Sbattere le uova con una frusta elettrica e unirvi i 4 cucchiai di zucchero rimasti e poi il cacao. Quando il caramello sarà pronto versarlo nelle uova, continuando sempre a sbatterle.
Versare il composto nel latte caldo e continuare a girare fino a quando inizierà ad addensarsi. La consistenza dovrà rimanere abbastanza fluida poichè tenderà a rapprendersi man mano che si raffredda.
Attenzione a non far mai bollire la crema, altrimenti assumerà un sapore poco gradevole.
Quando il dolce sarà freddo, ponetelo in frigorifero. La crema va servita fredda. Prima di servirla è meglio sbatterla energicamente con le fruste.
Buonissima sul panettone, accompagnata a dei biscotti alle nocciole ma ottima anche da sola!

sabato 10 dicembre 2011

Voglia di neve

Quest'anno ho come l'impressione che il Natale tardi ad arrivare. Sarà che non c'è ancora molto freddo, sarà perchè non ha ancora nevicato, o forse perchè scarseggiano le luminarie..o magari perchè so già che riceverò pochi regali, chi lo sa! Sta di fatto che il mio tanto amato mese di dicembre non mi sembra proprio più lui!
Mi sa proprio che avrei bisogno di un po'di neve.
In questo momento mi piacerebbe essere in una piccola baita, su una poltrona con un bel plaid caldo sulle gambe, davanti a un caminetto scoppiettante, a sorseggiare una tazza del mio the preferito..e guardando dalla finestra mi piacerebbe poter vedere una distesa di neve e non sentire rumore.
Questa è l'atmosfera che si respira all'Alpe Devero, bellissimo Parco Naturale nella zona di Verbania-Cusio Ossola. A Devero non si può arrivare in macchina quindi, dopo aver percorso la strada provinciale che da Baceno porta appena fuori l'Alpe, si aspetta un pulmino che ti accompagna ancora un po'più su e poi si iniza a scarpinare.
Quando si sale d'inverno il paesaggio che ti si presenta è a dir poco spettacolare; una distesa di neve talmente bianca che quasi ti fanno male gli occhi, e sopra il cielo!
Da qui inizia il sentiero per l'Alpe Crampiolo, piccolo agglomerato di baite disperse in un mare di neve, raggiungibile in circa 45 minuti. Mentre si sale predominano il silenzio, talmente profondo da far quasi male alle orecchie, e la neve, ovunque. 
Verso la fine della camminata si intravede l'Alpe, che sembra quasi un dipinto.
Dopo aver depositato gli zaini all'Agriturismo Alpe Crampiolo, grazioso alloggio in pietra che durante l'inverno è letteralmente inghiottito dal manto bianco, si sale ancora un po' verso la diga e poi si ridiscende verso il lago ghiacciato di Devero, su cui impavidi sciatori si dilettano a fare un po'di fondo.
Il buio arriva in fretta e finalmente arriva anche la cena! Ovviamente tutto il cibo è rigorosamente casalingo e tipico della zona..e non può che essere ottimo. In particolare ricordo con piacere  la zuppa di cipolle della signora Fiorella. Si vede quando la qualità non è un caso, bensì una scelta.
Prima di andare a dormire è rigoroso un giretto in mezzo alla neve. Il silenzio è ancora più assordante che di giorno. Il cielo è tutt'una stella!

giovedì 8 dicembre 2011

Finalmente si comincia!

Benvenuti a tutti nel mio blog.
Vorrei iniziare a parlarvi di un posto a cui sono particolarmente affezionata!
Siete mai stati nella Valle di Cogne? Se non ci siete mai andati vi consiglio di farlo, ci sono un sacco di buoni motivi per ritagliarsi un paio di giorni e recarsi in questo magnifico posto.
Io ci sono particolarmente affezionata, soprattutto da quando alle elementari ho letto il libro "Scappa Bouc, scappa!".
È una valle davvero speciale, bella in estate, momento in cui si può approfittare per fare un sacco di splendide passeggiate nel Parco Nazionale del Gran Paradiso; meravigliosa d'inverno, quando i prati di Sant'Orso si ricoprono di neve e gli stambecchi scendono a fondo valle; altrettanto fantastica in primavera e in autunno, forse uno dei momenti migliori per poter godere della tranquillità della montagna e dei boschi, lontano dagli schiamazzi e dal caos dell'alta stagione.
Quando vado a Cogne mi sento come se fossi a casa, soprattutto quando, dopo una ripida salita che con la neve è impossibile fare senza catene, intravedo l'Agriturismo Plan de la Tour.

Ad accoglierci c'è sempre Letizia, gentilissima locandiera sempre sorridente e disponibile che da qualche anno gestisce questo meraviglioso agriturismo. È un luogo talmente tanto bello che mi basta pensare a dei piccoli momenti trascorsi lì per ritrovare energia e serenità che ogni tanto la vita cittadina ci sottrae!
Un altro ottimo motivo per andare a Cogne è, ovviamente, il cibo. Nonostante non sia appassionata di formaggi ho imparato ad apprezzare la fontina in tutte le sue forme, soprattutto nella Zuppa Valpellinentze e nella Seupetta, due piatti fantastici che si possono degustare a Lou Ressignon. In abbinamento consiglio la Crema di Cogne, dolce al cucchiaio divino.
E a proposito di vini..indimenticabili quelli di Gerbelle Didier, giovane e motivato vignaiolo di Aymavilles che produce il miglior Pinot Gris che abbia mai assaggiato.
Mi è venuta una gran voglia di andare in Valle!

ZUPPA VALPELLINENTZE

Per questa ricetta non ho mai pesato gli ingredienti, sono sempre andata a occhio.
Servono: ottima Fontina Valdostana DOP (meglio se d'alpeggio), verza, brodo di carne, pane, burro, cannella.
Innanzituto sbollentare qualche foglia di verza nel brodo di carne, fino a quando non sarà cotta.
A parte far tostare in forno delle fette di pane integrale (io lo compro sempre in montagna e poi lo congelo, così ce l'ho sempre).
Nel frattempo tagliare la fontina (circa 350g per 4 persone) a fettine sottili.
Quando il pane sarà pronto, prendere una teglia da forno (delle dimensoni proporzionate al vostro appetito!), possibilmente di coccio, e fate degli strati di pane, verza e fontina. Cospargere con dei fiocchetti di burro e un pizzico di cannella. Infornare a 200°C per circa 15 minuti, fino a quando si formerà una crosticina dorata sulla fontina. A fine cottura aggiungere il brodo di carne caldo e servire.
Sesi utilizzano delle ciotole monoporzione, secondo me, è ancora meglio perchè riuscite ad aggiungere con più facilità il giusto quantitativo di brodo.
Le ricette tradizionali dicono di aggiungere il brodo prima di infornare la teglia, ma a me questa zuppa piace di più come ve l'ho descritta, perchè il pane non diventa "papposo"!
Buon appetito